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“Che tempo che fa”: Barenboim accompagna gli spettatori dallo studio della Rai alla Scala

03/12/2009

Al termine di Una notte all’Opera, lo Speciale di Che tempo che fa in onda giovedì 3 dicembre in prima serata su RaiTre, il M° Daniel Barenboim, infatti, guiderà i telespettatori in un viaggio che parte dallo studio del talk show e termina nel tempio della musica, attraversando anche il foyer del Teatro, fino ad arrivare alla buca dell’orchestra.

Intervistato da Fabio Fazio, il Maestro si è intrattenuto parlando di moltissimi argomenti, alcuni più tecnici altri meno, ma sempre con la sua simpatia, in un clima da "scherzate", come lo definisce lui stesso. Barenboim ad esempio spiega che non è il direttore d’orchestra a decidere l’interpretazione di un’opera: "bisogna fare quello che c’è scritto, tradurlo, portarlo alla realizzazione fisica", anche perché la musica è la realizzazione "fisica e viva" dell’anima ed è sempre più "completa" dell’essere umano che può essere "triste o allegro, mentre la musica è sempre tutte e due, è universale e permette i contrasti più grandi", portando l’esempio dell’ouverture della Carmen, dove trombe e tromboni si incontrano con gli archi, diventando imprescindibili gli uni dagli altri.

Parla poi dell’intesa tra il direttore d’orchestra e i musicisti, spiegando che è fondamentale e che si raggiunge quando "tutti pensiamo la stessa cosa" e racconta che preferirebbe passare un giorno con Mozart piuttosto che un mese con Brahms, perché Mozart "è un fuori serie, ha scritto opere in italiano, francese e tedesco, è il primo pan europeo. Aveva il senso dell’umorismo – altro che Beethoven e Brahms – si divertiva e adorava le belle ragazze. Era un genio, chi non vorrebbe passare una giornata con lui?".

Per Barenboim, inoltre, la musica non è un "lavoro, se lo fosse, la metà di quello che faccio sarebbe troppo: io non ho bisogno di riposo dalla musica". Racconta, infine, della sua esperienza con la West-Eastern Divan Orchestra, fondata nel 1999 insieme all’intellettuale palestinese Edward Said, che riunisce musicisti provenienti da diversi paesi tra cui Israele, Egitto, Libano, Giordania e Palestina e con cui ha tenuto, nel 2005, uno concerto a Ramallah: "sono ragazzi che hanno un coraggio incredibile e lo esprimono con la musica. Perché la musica non è qualcosa fuori dalla vita. La musica non ha bisogno di noi, siamo noi ad avere bisogno della musica. Dà forza, allegria e senso alla vita".

Il Maestro lascia quindi lo studio per recarsi alla Scala, dove lo attende la prova generale, che le telecamere di "Che tempo che fa" sono riusciti a mostrare durante i primi minuti dell’ouverture.

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