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‘Che tempo che fa’, stasera intervista ad Agassi

10/11/2013

Il campione del mondo in una lunga intervista con Fabio Fazio, in onda questa sera alle h 2010 su rai tre, parla del difficile rapporto con il padre, con il tennis
e delle motivazioni che l’hanno portato a scrivere la sua autobiografia.

“Ho deciso di impegnarmi a capire la mia vita. Non volevo scrivere un libro per celebrare una carriera, volevo capire chi ero e come ero diventato. E, quando ho cominciato a capire, mi sono reso conto di quanto detestassi il tennis da giovane”. Così Andre Agassi, inizia raccontare la sua esperienza, in esclusiva tv a Che tempo che fa, in onda questa sera alle 20:10 su RaiTre. Primo e unico tennista al mondo ad aver vinto i quattro tornei dello Slam, la medaglia d’oro del singolare olimpico, il Master World Championship e la Coppa Davis, Agassi parla con Fabio Fazio di come vita e carriera si siano intrecciate.

Parlando di Open (ed. Einaudi), la sua autobiografia, spiega: “i critici pensavano lo facessi per guadagnarci, non capendo che io avevo molto più da perdere che non da guadagnare. Quando ho scritto il libro – prosegue – ho capito che tutti noi nuotiamo per attraversare l’oceano ma non tutti ce la fanno. Io ho dovuto toccare il fondo prima di trovare la mia ragione. Non volevo più giocare a tennis per mio padre, per il denaro, per gli allenatori. Mi sono dato il permesso di allontanarmi e in quel momento mi sono detto: adesso perché non sceglierlo per me? Ci deve essere una ragione per fare quello che fai, una motivazione. E per me è stata l’istruzione”. Agassi è, infatti, fondatore della Andre Agassi Foundation for Education, fondazione scolastica che permette a 1300 ragazzi statunitensi di studiare. “Abbiamo raccolto 175 mln di dollari negli ultimi 20 anni, e abbiamo 27 scuole in giro per il paese e l’anno prossimo raddoppieremo il numero, e poi lo raddoppieremo ancora”. “La mia ispirazione – spiega – è stata, questa, creare scuole per i bambini che non hanno il privilegio di avere un’istruzione. Essere privati dell’istruzione vuol dire essere privati delle possibilità. Io non ho avuto un’istruzione perché mio padre non gli ha dato valore, e proprio per questo non avevo scelta. Dovevo solo essere bravo a tennis”.

Il difficile rapporto con il padre, l’inventore del famoso “drago” spara-palline che costringeva il figlio ad allenamenti estenuanti per farlo diventare un campione, ha segnato il percorso di Agassi nella carriera e nella vita e, commentando quanto scritto nel suo libro, il campione del mondo racconta: “mentre scrivevo il libro ho parlato con mio padre per coinvolgerlo, ma lui mi ha detto subito di non avere alcun interesse a darmi una mano per parlare di lui, e che potevo dire quello che volevo. È stato un uomo molto intenso – prosegue – forse molto più simile a me di quanto mi rendessi conto. Mio padre non legge – spiega – quindi avrebbe ascoltato ciò che gli altri interpretavano del libro. E quando, dopo la pubblicazione, sono iniziate ad uscire cose negative su di lui, l’ho chiamato per dirgli che mi dispiaceva che lo interpretassero così e per chiedergli di potergli leggere il libro personalmente e lui mi disse – racconta Agassi – ‘Andre ma di cosa ti preoccupi, io ho 80 anni, non sono confuso sulla mia identità. So cosa ho fatto e perché, e lo rifarei allo stesso modo. Cambierei solo una cosa: non ti farei giocare a tennis. Ma a golf o baseball. Perché puoi giocare più a lungo e fare più soldi’”. Dopo aver rivisto le immagini della vittoria della finale di Wimbledon del 1982 il campione spiega che più che una grande gioia, come tutti immaginano, si trattò di “un senso di sollievo. Sono cresciuto con la pressione di dover diventare il migliore al mondo e quando sono diventato professionista a 16 anni ho pensato solo: come farò a sopravvivere? Ma questa è la ragione del perché il perdere deve portarti una sofferenza intensa e che duri a lungo. Perché se non porti a casa una lezione è semplicemente un fallimento. Quando vinci, invece, devi dimostrarlo ancora una volta il giorno dopo”.

Immancabile il riferimento alla moglie, la tennista Steffi Graf, e al suo rapporto con il tennis oggi: “gli unici con cui riesco a giocare a tennis sono mia moglie e gli amici – dice Agassi – con gli amici facciamo delle sfide e gioco con la sinistra o con la racchetta di mia figlia. Quando gioco con mia moglie è per fare un po’ di esercizio fisico, ma per me lei è talmente brava che potrebbe tornare tra i primi cinque, domani. È veramente incredibile”.

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