‘Cucine da incubo’, stasera a ‘A Lanterna’
Il Ristorante A Lanterna è una delle strutture della Comunità di San Benedetto al porto, fondata da Don Andrea Gallo a Genova. Aperto nel 1979, nel quartiere Sampierdarena, una zona abbastanza distante dal centro, il ristorante, grazie al carisma di Don Gallo e alla particolare politica dei prezzi, è andato a gonfie vele per diversi anni. Non solo era sempre pieno (negli anni ‘80, per il sabato sera, c’era una lista di attesa di un mese), ma era frequentato anche da personaggi del calibro di De André, Jovanotti e Vasco Rossi. Poi è cominciato un lento declino. Con la scomparsa di Don Gallo la trattoria ha perso la sua guida spirituale e i ragazzi dello staff – la maggior parte di loro arriva direttamente dalla comunità – hanno perso il controllo della situazione. Sono cominciati i problemi gestionali e finanziari e per qualche tempo la trattoria è stata costretta a chiudere. E’ riuscita a riaprire ma, nel frattempo, le cose fuori e dentro il ristorante sono cambiate. Di fronte c’è un nuovo terminal dei traghetti, che, però, non sembra aver giovato alle casse del locale. Il ristorante ha perso molto del pubblico genovese e i mancati guadagni hanno impedito gli investimenti necessari, tanto in cucina – dove diverse cose non funzionano o sono troppe vecchie – quanto in sala. Anche i ragazzi dello staff, seppur motivati, hanno bisogno di una guida che insegni loro a lavorare in modo professionale. Attualmente il locale è gestito da Domenico, uno dei fondatori, che, tornato in Italia da poco, sta cercando di risollevare le sorti del ristorante, provando a renderlo più competitivo, a partire dai prezzi, e di risolvere i diversi problemi che lo caratterizzano. Da qualche tempo, a occuparsi della cucina c’è Roberto, entrato in comunità dopo un passato difficile. Roberto è molto creativo e competitivo – vorrebbe anche proporre una cucina più internazionale, ampliando il menù del ristorante, prevalentemente a base di pesce -, si trova bene con Patnel, suo aiuto cuoca, una ragazza di origini nigeriane, anche lei della comunità, ma ha un grave handicap: non sa leggere e scrivere, e questo crea enormi problemi nella gestione del flusso di lavoro. In sala ci sono Lara, a cui brillano gli occhi ogni volta che parla di Don Gallo, e Tito, un ragazzo pieno di entusiasmo e iniziative che vorrebbe valorizzare al meglio l’immagine del locale. Ad aiutarli, quando c’è bisogno, c’è Gianni, un volontario vicino a Don Gallo per 30 anni. Il compito di Antonino Cannavacciuolo non sarà quindi dei più facili, ma riuscirà a dare nuove linee guida a tutto lo staff.