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‘Cucine da incubo’, stasera a Roma

16/06/2015

Nuovo appuntamento con la terza stagione di Cucine da incubo. Nel primo episodio in onda stasera, lo chef Antonino Cannavacciuolo sarà a Roma, nel quartiere San Lorenzo, uno dei più frequentati da giovani e studenti, dove dalla fine del 2013 c’è Mangiarte, un locale dove è possibile gustare cucina casereccia, italiana e panini, aperto 24 ore su 24. Nonostante si tratti di una formula nuova per la capitale, il locale stenta a decollare. Fatta eccezione per la notte, in cui l’assenza di concorrenza fa la fortuna del ristorante, a pranzo e a cena la clientela – il locale ha 100 coperti totali (40 all’interno e 60 all’esterno) – si conta sulle dita di una mano. Il Mangiarte è nato da un’idea di Mario e a gestirlo dovevano essere suo figlio Ugo e il suo socio Dario. Mario doveva solo dare un supporto nella fase di start up dell’attività, e invece è, suo malgrado, il vero gestore del locale. Ugo, il figlio più giovane, gli chiede spesso di sostituirlo per poter vedere gli amici e la fidanzata, Dario, avendo anche un altro lavoro, è presente solo nel weekend. E così Mario si ritrova impegnato al locale sette giorni su sette, cercando di far quadrare le cose. Organizzare e gestire un’attività con turni spesso estenuanti non è semplice, soprattutto senza una solida esperienza nel settore. In meno di due anni, il ristorante ha cambiato 10 volte menu, senza riuscire a trovare la formula giusta. Il cuoco del locale è Massimo, un amico di Mario, alla sua prima esperienza nella gestione di una cucina, abbastanza caotico e confusionario. Lo aiuta Chiara, anche lei principiante, ma molto volenterosa. I piatti, però, tornano spesso indietro e, soprattutto, non sono quasi mai fedeli alla ricetta originale, visto che spesso in cucina mancano gli ingredienti e i due cuochi sono costretti a inventare. A occuparsi della comunicazione e della sala c’è Dario, tuttora convinto che quella del Mangiarte sia una formula vincente, anche se non è contento degli errori, spesso banali, che vengono fatti tanto in cucina quanto in sala. Il servizio, infatti, è spesso sbrigativo e poco curato e i clienti non vengono trattati con il giusto riguardo. Ugo (assistito in sala dall’altro cameriere Patrizio) invece vede in Mangiarte un’opportunità per il futuro, ma si rende conto che molte cose andrebbero migliorate, a cominciare dall’immagine del locale che, da fuori, neanche sembra un ristorante. Sia lui che Dario, infatti, pensano che l’esterno dovrebbe essere valorizzato di più. Tutti i difetti del locale, a partire dall’improvvisazione che regna sovrana, sono difetti passabili, forse, di notte, agli occhi dei giovanissimi avventori, ma assolutamente non di giorno, soprattutto in una zona dove non mancano le alternative. E’ tutto da rifare. Ci vuole qualcuno che detti una volte per tutte le regole: Antonino Cannavacciuolo.

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