La grande musica da Fazio con Carreras e Abbado
Dopo lo speciale di dicembre scorso, Una notte all’Opera, che ha raccolto i favori unanimi di pubblico, critica e dello stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, Che tempo che fa torna a parlare della Grande musica e lo fa con due protagonisti d’eccezione, José Carreras e Claudio Abbado, in due puntate monografiche, in onda rispettivamente, sabato 27 e domenica 28 marzo, alle 20:10, su RaiTre.
Il grande tenore, una delle più belle voci del XX secolo, nello studio di “Che tempo che fa”, eseguirà dal vivo tre brani dal suo vasto repertorio: Lejana Tierra mia, Me so’ mbriacato ‘e sole e Passione. Carreras, che nel 2008 ha celebrato 50 anni di carriera, con un recital di opere di Scarlatti, Tosti, Puccini, Toldrá al Gran Teatro del Liceo di Barcellona, luogo dove ha esordito a soli undici anni, il prossimo luglio si cimenterà, a Milano, in un’esibizione molto scenografica tra le guglie del Duomo mentre ad ottobre terrà un concerto al Teatro della Scala. La sua vasta discografia include oltre 150 registrazioni fra opere complete e recital popolari e classici con diverse e recenti incursioni nel repertorio della canzone napoletana. Membro della Royal Academy of Music di Londra e Kammersänger della Staatsoper di Vienna di cui è anche Membro Onorario, nella sua carriera è stato insignito dei più importanti riconoscimenti nazionali e internazionali, come il Grand Prix du Disque dell’Accademia di Parigi, il Premio Luigi Illica, il Grammy Award nel 1991 e il prestigioso Classical BRIT Award nel maggio 2009.
Domenica, invece, la puntata sarà dedicata interamente al Maestro Claudio Abbado, che il 4 e il 6 giugno prossimi, dopo 24 anni, tornerà a dirigere l’Orchestra Filarmonica della Scala, integrata per l’occasione con l’Orchestra Mozart (da lui fondata nel 2004), nella Seconda Sinfonia di Mahler. Con Fabio Fazio, Abbado parla dell’Orchestra venezuelana Simon Bolivar, che ha diretto il 19 marzo scorso, in occasione del Festival di Pasqua a Lucerna (in studio verranno mostrati alcuni estratti del concerto, la Suite Scita op.20 di Prokof’ev e la Patetica di Ciajkovskij), e a cui il Maestro è particolarmente legato dal 2005, da quando cioè collabora attivamente al Sistema di José Antonio Abreu. “Ha creato una cosa meravigliosa – spiega Abbado parlando di Abreu – è una delle cose più belle e importanti che siano state fatte negli ultimi anni: giovani, presi anche dai barrios, che hanno la possibilità di studiare musica. In un paese dove come cultura non c’è niente, lo zero assoluto, Abreu ha creato un’isola straordinaria assoluta. Come dice lui stesso: meglio un ragazzo con un oboe in mano che con un mitra”. Abbado sta cercando di importare questo sistema anche in Italia, raccogliendo le energie di molti: “ci stiamo lavorando, dobbiamo farlo con la stessa mentalità, lo stesso amore, la stessa passione, la cosa migliore sarebbe organizzarla in ogni regione, dalla Sicilia all’Alto Adige”.
A proposito, poi, della sua carriera, il Maestro, che dal ’63 dirige sempre con la stessa bacchetta, comprata a New York (pagata 1 dollaro), dopo il furto del suo astuccio, precisa: “non esiste la carriera per me, esiste il fatto che quando avevo 7 anni sono andato alla Scala, Antonio Guarnieri dirigeva Debussy, i Notturni, e ho detto: ‘questa è magia, un giorno vorrei realizzarla. Per me è andata avanti sempre così”. Confessa di non avere paura di niente e che i limiti non esistono se non nella propria testa e racconta, poi, alcuni aneddoti della sua vita, dall’incontro con Toscanini che, con i suoi occhi “che sembravano due coltelli azzurri mi disse: ‘avrai un grande successo’”, a quando, studente 20enne, insieme all’amico e collega Zubin Mehta, a Vienna, fece le audizioni per il coro Gesellschaft der Musikfreunde “per sentire le prove” dei più grandi direttori d’orchestra, tra cui Bruno Walter: “altrimenti non lasciavano entrare nessuno”. Infine, quando Fabio Fazio gli chiede di scegliere quattro cose che gli piacciono, il Maestro risponde: “l’ultimo libro che ho letto, quello di Herta Muller (Il paese delle prugne verdi, ndr), vincitrice del Nobel, una donna di una forza d’animo incredibile e si è sposata con uno che si chiama Wagner! Poi, il Piz Palù, le scalate in montagna mi entusiasmano – ma mi piace anche nuotare e andare in barca a vela – la musica, naturalmente, e il Milan… ha cambiato un sacco di presidenze, io ci tengo da quando ero ragazzo”.
La puntata si conclude con il divertente incontro tra il Maestro e Luciana Littizzetto. Luciana chiede – ed ottiene – un’audizione come “solista di piffero” e, davanti al Maestro Abbado, esegue Jingle Bells. E’ un successo: l’esibizione conquista il Maestro che le assicura un posto nell’Orchestra e la invita anche a dirigere insieme a lui alla Scala.