Nicoletta Mantovani Pavarotti parla per la prima volta a “Che tempo che fa? da Fabio Fazio
La malattia, il testamento, le false verità, la figlia Alice e gli amici di sempre.
Nicoletta Mantovani Pavarotti ha scelto il salotto dell’amico Fabio Fazio per rompere il silenzio in cui si era chiusa dopo la scomparsa del Maestro. Elegante, composta, ma, allo stesso tempo, visibilmente emozionata, nella sua prima e unica intervista, Nicoletta ha accettato di rispondere a tutte le domande del conduttore, a cui da anni la lega una profonda amicizia, anche a quelle sugli aspetti più delicati: si è sentita “obbligata” a farlo, “lo devo a due persone a me molto care, le due persone più importanti della mia vita, Luciano e Alice, la nostra bambina” perché entrambi non possono difendersi.
Troppe le cattiverie e le inesattezze dette in questi giorni, un chiacchiericcio che sicuramente neanche il Maestro Pavarotti si sarebbe aspettato (per cui “soffrirebbe moltissimo”) e a cui la Mantovani ha deciso di mettere fine soprattutto per lasciare una testimonianza alla figlia, oggi di 4 anni e mezzo, perché quando tra qualche anno vorrà ricostruire la figura di suo padre “troverà tante cose brutte, anche su sua madre. Mi dipingono come una persona che ha plagiato il padre”.
“Infondata” la notizia secondo cui il Maestro fosse “incapace di intendere e volere” durante la redazione del testamento o che fosse una persona “soggiogabile. Luciano era una persona positiva –spiega Nicoletta- , che amava la vita, che amava tutti, che si è sempre preoccupata di tutti, in tutti i sensi, dal punto di vista affettivo ma anche materiale, per cui ha lasciato sicuramente tanto per tutti”. Nessun problema, quindi, con le figlie del primo matrimonio del tenore: “vorrei precisare che tra me e le figlie non c’e’ nessun tipo di disaccordo, anzi, loro sono le sorelle di Alice. La volontà più importante di Luciano e’ sempre stata quella che andassimo tutti d’accordo, e noi vogliamo rispettarla”. Arriva così anche la risposta sul tanto chiacchierato testamento americano e sul trust: “credo che Luciano avesse voluto così indicare che la casa di New York era destinata a me non come valore, ma solo come casa, nel senso che e’ stata la nostra casa di sempre, la nostra casa dove abbiamo vissuto i nostri momenti più belli. Ma il valore di questa casa poi verrà ‘scontato’ dall’eredità, quindi non viene tolto nulla agli altri”. Nessun accordo, quindi, da raggiungere, perché “l’accordo c’è già”.
Nicoletta non ha problemi a rispondere neanche sulla sua malattia, la sclerosi multipla: “non c’è niente di cui vergognarsi”, dice, “ho scoperto di essere malata all’inizio della nostra storia, quindi 13 anni e mezzo fa, a quel punto era sei mesi che eravamo insieme e gli ho detto: torno indietro, in Italia, eravamo sempre in viaggio, mi farò curare, non voglio essere un peso per te, lui mi disse ‘ieri sera ti amavo oggi ti adoro’. Questo per farvi capire chi era Luciano. Non mi ha mai fatto sentire malata”.
Dopo la scomparsa del tenore, il 6 settembre scorso, tutto il mondo ha espresso cordoglio: da Bush a Putin, dal Papa al Dalai Lama: “era un personaggio mondiale, ma non avrei neanche potuto immaginare… ma neanche lui, se fosse stato li a guardare dall’alto avrebbe detto ‘troppa roba, trobba roba’”. Anche Yoko Ono ha espresso la sua solidarietà alla Mantovani. Entrambe, infatti, secondo Fazio, sono accomunate dall’ ”archetipo della seconda moglie giovane e carina, la cattiva della storia”. “E’ sempre stato così –spiega Nicoletta – sin dall’inizio della nostra storia, non ci puoi fare niente. Non posso passare il mio tempo a giustificarmi. E’ così, abbiamo avuto una vita bellissima insieme. Ci siamo amati moltissimo. Abbiamo una figlia stupenda”.
Molti, poi, i ricordi dei 14 anni di vita vissuti accanto al grande Maestro, dalle telefonate con Kofi Annan alla visita nel ranch texano di Bush, dalla cena con il primo ministro irlandese dove sia lei che Pavoratti erano vestiti quasi da “vagabondi” al grande piacere che il Maestri provava nel “donare la sua arte. Gli piaceva molto poter rendere felici gli altri”. Comunque gli amici di Pavarotti, quelli veri, erano “quelli dell’infanzia, il team della briscola”.
L’intervista, dai toni sempre delicati e rispettos